Il maestro dei segni

Il semiologo riminese Paolo Fabbri ci ha lasciati

03 Giugno 2020

“La semiotica e l’intero mondo della cultura perdono una delle intelligenze più vivaci, brillanti e inarrestabili. Un pensiero sempre lucido, capace di segnare una direzione, rompere i confini fra le discipline, raccogliere le sfide, animare dibattiti, centri culturali, riviste, collane”. È con queste parole che i colleghi dell’associazione italiana di studi semiotici hanno salutato Paolo Fabbri, spentosi il 2 giugno 2020 a Rimini, dove era nato 81 anni fa.

Formatosi all’Università di Firenze, si era poi trasferito a Parigi, dove aveva seguito i corsi di Barthes, Goldman e Greimas. Nel 1977 iniziava l’attività di docente all’Università di Bologna, dove fino al 2002 ha insegnato Semiotica delle arti al DAMS, il corso di laurea in Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo.

Nel corso degli anni la sua straordinaria competenza nella scienza dei segni lo ha portato di fronte agli studenti delle migliori scuole d’Italia e del mondo, da Urbino a Venezia, da Roma a Madrid, da Toronto a Città del Messico. Nel 1980, l’amico Umberto Eco lo aveva inserito nella trama del “Nome della rosa” sotto il nome del bibliofilo e bibliotecario “Paolo da Rimini”.

E proprio a Rimini, dove il Comune lo aveva insignito del “Sigismondo d’oro”, aveva messo a disposizione il suo sapere anche nell’opera di valorizzazione e promozione dell’eredità culturale di Federico Fellini, animando l’attività del comitato scientifico che entro quest’anno inaugurerà il Museo internazionale dedicato al regista.

Tra le sue pubblicazioni più recenti: “Elogio di Babele” (2000), “Segni del tempo” (2004), “L’Efficacia semiotica. Risposte e repliche” (2017), “Sotto il segno di Federico Fellini” (2019), “Vedere ad arte. Iconico e icastico” (2019). Nel suo sito web personale sono raccolti molti dei suoi articoli, saggi, interviste e lezioni.

Appassionato osservatore della complessità, Paolo Fabbri consigliava di non fidarsi mai delle scorciatoie del pensiero facile e di non dimenticare la differenza tra possedere le parole, conoscerne il significato e riuscire a metterle insieme dicendo qualcosa.